In guerra non ci sono pi? leggi; non ci sono pi? costumi o abitudini che ci proteggano; svanisce la Ragione, che dirige le nostre scelte tra il vero e il falso. Rimane solo il nostro corpo, che nel grido, sotto la distruzione, riconosce dentro di s? una molteplicit? di forze; queste ultime ricreano uno nuovo passato. Perch? la guerra non distrugge solo il presente. Devasta anche ci? che ? stato. Le parole dell?opera di Senadin Musabegovi? rappresentano un grido che ricrea il corpo; provengono dall?oscurit?, da nascosti angoli d?infanzia, e s?incontrano con la realt? distrutta, sparpagliata sotto le schegge delle granate. Il grido non esprime l?emozione ansiosa e alienante del quadro di Munch, ma tocca il silenzio, che si espande come la polvere attaccata ai guanti del chirurgo. Il grido si trasforma in silenzio; il silenzio diventa polvere; questa, come le parole, viaggia invisibile attraverso ogni immagine, a cavallo tra passato e presente Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.